Dalla conservazione "ex situ" alla conservazione "in situ"

La conservazione in situ di popolazioni naturali di piante deve essere integrata dalle attività ex situ per attuare una strategia di conservazione integrata (Ledec & Goodland, 1992).
La conservazione in situ, effettuata con l’adozione di normative e azioni gestionali degli habitat, è sicuramente una soluzione soddisfacente e meno dispendiosa, ma la conservazione ex situ diventa fondamentale quando ci si deve occupare di una specie rara o di popolazioni in grave pericolo (Bowes, 1999).

Reintroduzione di piante

Poiché alcune specie hanno perduto molti individui e quindi parecchie popolazioni si sono impoverite, recentemente sono diventate popolari le tecniche di ripopolamento (Falck & Holsinger, 1991; Akeroyd & Wyse Jackson, 1995). Esse, però, presentano numerosi problemi a livello logistico (salvaguardia da infestanti e corretta annaffiatura) e scientifico (modalità del campionamento iniziale, particolari esigenze fisiologiche ed ecologiche). Inoltre non mancano riflessioni etiche sulla responsabilità che ci si assume nel ‘rattoppare la natura’ (Bowes, 1999).
Gli interventi di reintroduzione sono così distinti, in base alla loro finalità:
Rafforzamento (o incremento) di popolazione con propagazione di individui nuovi per un aumento del numero in situ. Il successo di tale operazione dipende sia dalla qualità del materiale sia dal danno che il sito ha subito.
Reintroduzione, che implica la raccolta di propaguli da popolazioni esistenti e la loro introduzione in siti dove è documentata la presenza storica della specie. I propaguli possono essere ottenuti da una o da molte popolazioni.
Introduzione, per ristabilire o aumentare il numero di popolazioni all’interno dell’areale storico di una specie. Ciò comporta il prelievo di materiale da uno o più popolazioni e la sua introduzione in un sito nuovo.
Mitigazione, che utilizza le tecniche precedenti per ridurre l’impatto negativo di interventi di sviluppo urbanistico, come la costruzione di strade o di scarpate artificiali.
I progetti di reintroduzione sono raramente intrapresi con conoscenze di base sufficienti a garantire un buon successo e spesso si basano su errori. Infatti, pochi progetti di reintroduzione o introduzione di piante rare hanno avuto un esito positivo, anche per la sola sopravvivenza delle piante coinvolte. Il vero successo comporta la creazione di una popolazione autonoma, capace di riprodursi e di adattarsi alle variazioni ambientali; proprio per questo sono necessari anni prima che si sappia se tali progetti hanno avuto reale efficacia.
Ogni intervento su una popolazione tocca la sua ecologia e la sua struttura genetica, anche se l’utilizzazione di semi provenienti da piante già esistenti dovrebbe minimizzare i rischi; al contrario, l’introduzione di geni da altre popolazioni crea popolazioni ibride che potrebbero essere diverse da quelle di origine.

E’ da considerare, inoltre, che nel caso di popolazioni molto piccole, la raccolta di semi va studiata in dettaglio, poiché essa potrebbe impoverire la loro ricchezza genetica negli anni seguenti (Bowes, 1999).
I progetti di reintroduzione e introduzione sono onerosi e richiedono molto tempo, mentre i risultati sono difficili da prevedere e da monitorare. Questi sforzi potrebbero stornare risorse da programmi di conservazione, come l’acquisizione e la gestione di habitat. Inoltre, il fallimento di un progetto costoso potrebbe danneggiare la credibilità di un’organizzazione.

Letteratura citata

Akeroyd J. & Wyse Jackson P. (1995). A Handobook for Botanic Garden on the reintroduction of Plants to the Wild. Botanic Gardens Conservation International, Kew.
Bowes B.G. (1999). A Colour Atlas of Plant Propagation and Conservation. Manson Publishing, London.
Falk D.A. & Holsinger K.E. (1991). (Eds.), Genetics and Conservation of Rare Plants. Oxford University Press, New York.
Ledec G. & Goodland R. (1992). Harmonizing Sustainable Development with Conservation of wildlands.
Fonti
Minuto L., Casazza G. (2006). Conservazione della diversità vegetale – Attività ed iniziative in Liguria. Microart’s S.p.A., Recco (Ge).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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