Normativa internazionale

Dalla consapevolezza che le realtà del mondo naturale e in particolare di quello vegetale stanno cambiando molto, negli ultimi decenni si è iniziato un lento percorso di maturazione del concetto di conservazione, che è passato ufficialmente attraverso numerosi incontri internazionali, i quali hanno tracciato il cammino verso una sensibilizzazione ambientale mondiale.

A partire dalla prima convenzione sulla conservazione della flora e della fauna allo stato naturale, stipulata a Londra già nel lontano 1933, si è giunti negli anni ’70 a maturare una coscienza del problema della conservazione della natura e del movimento ecologista.

I principali eventi che hanno segnato tale evoluzione sono:

1950 - Convenzione di Parigi, entrata in vigore il 17 gennaio 1963; ha per oggetto la protezione degli uccelli viventi allo stato selvatico. In particolare afferma che tutte le specie di uccelli selvatici sono protette almeno durante il periodo di riproduzione e di migrazione, mentre quelle minacciate di estinzione e quelle di interesse scientifico sono protette durante tutto l’anno. La Convenzione sostituisce e perfeziona la Convenzione per la protezione degli uccelli utili all’agricoltura, firmata ugualmente a Parigi nel 1902 da 12 Stati Europei.

1971 - Convenzione sulle Aree Umide di Importanza Internazionale, conosciuta anche come la Convenzione di Ramsar (Iran). La convenzione è sottoscritta da 152 paesi che si impegnano a proteggere 1601 siti, per un totale di 134,7 milioni di ettari.

1972 - Convenzione sul Patrimonio dell’Umanità (Convention Concerning the Protection of World Cultural and Natural Heritage) redatta a Stoccolma dall’UNESCO. In essa è sottolineata l’importanza del vivere bene e della protezione dell’ambiente in modo responsabile. La scienza e la tecnologia, così come gli organismi internazionali, si devono impegnare su questa linea. Essa mira a stimolare la cooperazione internazionale per la protezione e la conservazione del patrimonio culturale e naturale del mondo per le generazioni attuali e per quelle future. Nella convenzione si crea una lista mondiale in cui rientrano siti dall’elevato valore su cui viene posto un vincolo.

1975 - Carta di Belgrado, elaborata dall’UNESCO nella città serba, che consiste in uno schema mondiale per l’educazione ambientale (EA) e indica le basi per redigere un programma futuro su questa materia.

1975 - Convenzione sul commercio internazionale di specie in pericolo della fauna e della flora spontanee (CITES – The Convention on International Trade in Endangered) nota anche come Convenzione di Washington. Questa convenzione diventa subito operativa, ma in Italia entra in vigore solo negli anni ’90. Essa regola il commercio delle specie, identificando quelle in pericolo e regolandone l’esportazione dai paesi di origine secondo parametri differenti, in relazione al grado di pericolo. La normativa concretamente prevede controlli doganali di esportazione e importazione per le specie indicate nelle tre Appendici alla Convenzione. Nell’Appendice I sono indicate le specie in pericolo di estinzione per le quali è proibito ogni commercio. Nell’Appendice II sono riportate le specie che potrebbero diventare a rischio di estinzione. Per esse, il commercio di individui selvatici e/o propagati è permesso solo su autorizzazione. Nell’Appendice III si ritrovano le specie a rischio locale, il cui commercio è autorizzato sotto controllo e con debito certificato di origine.

1976 - Convenzione di Barcellona per la protezione del mar Mediterraneo dalle azioni di inquinamento (Barcelona Convention). Il titolo originario della Convenzione è stato modificato e dal 1995 è denominata Convenzione per la protezione dell’ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo. Uno dei sei protocolli specifici è dedicato alle aree specialmente protette (Special Protection Areas - SPA) e alle azioni a favore delle specie minacciate di estinzione e della conservazione degli habitat (Protocollo Med SPA).

1979 - Convenzione di Bonn sulla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica (Convention on Migratory Species of Wild Animals - CMS). Vi aderiscono 88 Paesi, tra cui l’Italia.

1979 - Convenzione di Berna (Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitats) relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa, con allegati.

1979 - Conferenza di Ginevra, nella quale si lancia un programma specifico sul clima e viene approvato un protocollo transnazionale sull’inquinamento atmosferico.

1987 - Rapporto sul futuro del pianeta redatto dall’UNEP (United Nations Environmental Programme) con l’introduzione del concetto di sviluppo sostenibile.

1991 - Convenzione per la Protezione delle Alpi per la protezione della flora e della fauna della regione delle Alpi. Le Parti contraenti, in ottemperanza ai principi della prevenzione, della cooperazione e della responsabilità di chi causa danni ambientali, assicurano una politica globale per la conservazione e la protezione delle Alpi, tenendo equamente conto degli interessi di tutti i Paesi alpini e delle loro regioni alpine, nonché della Comunità economica europea, ed utilizzando le risorse in maniera responsabile e durevole. La Convenzione prevede anche una serie di Protocolli relativi a diversi settori importanti per l’attuazione della Convenzione stessa, che comprendono tra l’altro l’energia, i trasporti, il turismo, la protezione della natura e la tutela del paesaggio.


1992 - Conferenza su “Ambiente e sviluppo” a Rio de Janeiro. Il nuovo obiettivo strategico individuato dalla comunità internazionale è quello dello ‘sviluppo sostenibile’, cioè della difesa dell’integrità dell’ecosistema mantenendo, però, l’efficienza economica e l’equità sociale.
Nell’ambito della stessa conferenza è promulgata la Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD – Convention on Biological Diversity) che diventerà attiva dal 1993. Essa puntualizza gli effetti negativi che la perdita della biodiversità ha sulla qualità della vita e punta a :
• conservare la biodiversità mondiale;
• promuovere l’uso sostenibile della biodiversità;
• distribuire equamente i benefici derivanti dall’uso della biodiversità e la condivisione delle tecnologie moderne.
A Rio si parla anche dell’Agenda 21, vale a dire di un programma di azioni da svolgere per il XXI° secolo, che viene adottato durante lo stesso summit da 178 paesi. L’Agenda mira ad una collaborazione globale per una vita sostenibile sulla terra e implica la responsabilità dei governi a tutti i livelli, attraverso strategie internazionali, nazionali e locali. Sono tenute a collaborare organizzazioni nazionali e internazionali, ma soprattutto le iniziative sono allargate ad una partecipazione del largo pubblico anche tramite il coinvolgimento di ONG. Le azioni suggerite sono diverse: attenzione alla dimensione economico-sociale; conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo; rafforzamento della partecipazione popolare; promozione ed educazione.

1992 - Convenzione sul cambiamento del clima (The United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC). Essa prevede la limitazione delle emissioni per il riscaldamento domestico e la prevenzione di ulteriori interferenze umane sul clima terrestre. Ciò per permettere una risposta naturale degli ecosistemi al cambiamento del clima.

1994 - Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la Desertificazione. L'obiettivo dichiarato della Convenzione è quello "…di combattere la desertificazione e mitigare gli effetti dell'aridità in nazioni che stanno soffrendo a causa di gravi siccità e/o desertificazioni, particolarmente in Africa...". Per raggiungere questo obiettivo la Convenzione prevede iniziative che coinvolgano la cooperazione internazionale ed un approccio associativo.


1996 - Piano d’Azione Globale per la Conservazione e l’Uso Sostenibile delle Risorse Genetiche delle Piante per l’Alimentazione e l’Agricoltura, redatto a Leipzig (Germania) dalla Conferenza Tecnica Internazionale della FAO (Food Agricultural Organisation). Il piano si sviluppa in quattro aree d’interesse: conservazione in situ e sviluppo, conservazione ex situ, uso delle risorse genetiche vegetali e realizzazione di istituzioni e strutture.


1997 – Protocollo di Kyoto, redatto nel corso della Terza Sessione della Conferenza delle Parti (COP) sul clima, istituita nell'ambito della Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC). Secondo il Protocollo nel periodo 2008-2012 le emissioni di gas serra delle nazioni industrializzate nel loro insieme dovranno decrescere del 5 per cento sotto i livelli del 1990 tramite l’utilizzo di fonti energetiche alternative.


2002 - Conferenza delle Parti sulla CBD: si tiene a Johannesburg a dieci anni dall’incontro di Rio. Essa conferma i principi esposti a Rio e sottolinea che l’Agenda 21 non è stata usata bene. A seguito di questo incontro Cina, Russia e Canada aderiscono al Protocollo di Kyoto.

2005 - Nuova partnership dell'Asia e del Pacifico per lo sviluppo pulito e per il clima presentata a Vientiane (Laos) da USA, Australia, Cina, Giappone, Corea del Sud, India. L’accordo riguarda le emissioni di gas e le tecnologie alternative al Protocollo di Kyoto. I firmatari dell’accordo non prevedono di ridurre le emissioni ma si impegnano a sviluppare per il futuro fonti energetiche alternative.
 
Fonti:
Alonzi A., Ercole S., Piccini C., 2006. La protezione delle specie della flora e della fauna selvatica:quadro di riferimento legislativo regionale. APAT Rapporti 75/2006.
In http://www.apat.gov.it Minuto L., Casazza G. (2006). Conservazione della diversità vegetale – Attività ed iniziative in Liguria. Microart’s S.p.A., Recco (Ge).

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